Lingua, costumi e tradizioni

Selargius e l'antico Fuoco di Sant'Antonio Abate

Anche a Selargius nella notte fra il 16 ed il 17 gennaio si accende il fuoco per Sant'Antonio Abate, protettore degli animali e dei raccolti di grano. Un rito che si ripete da secoli in tanti paesi della Sardegna.

La chiesa di Sant’Antonio de su fogu
Dalla Barbagia ai dintorni di Cagliari, dalla Gallura al Golfo di Orosei, il culto di sant'Antonio abate è diffuso un po' in tutta la Sardegna. Tanti i paesi che lo hanno scelto come patrono o che gli hanno dedicato almeno una chiesa: fra loro c'è anche Selargius, con l'edificio intitolato a Sant’Antonio de su fogu, costruito nel 1950 in stile neogotico e che custodisce al suo interno, nell'altare principale, il simulacro del Santo, forse risalente al 1700. La chiesa è sede della Confraternita di Nostra Signora d'Itria, creata nel 1776, che organizza ogni anno proprio la festa in onore dell'eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano.

Il Fuoco di gennaio 
Tradizione vuole che al centro di Selargius, nelle vicinanze della chiesa di Sant'Antonio, addobbata con arance amare per l'occasione, venga eretta una grande catasta di legno, composta da 'sas tuvas', tronchi di alberi resi cavi dai fulmini e dal tempo, privati di tutti i rami e in cui vengono inserite fronde di alloro. La pira viene accesa al tramonto, ma solo dopo che il parroco l'ha benedetta, compiendo tre giri intorno ad essa e dando il via ufficialmente alla festa, fra canti, balli tradizionali e distribuzioni di dolci, che sanciscono l'inizio 'ufficiale' del Carnevale. Ma la fede popolare attribuisce al santo di origine egiziana anche poteri curativi: durante la messa vengono benedetti limoni, arance e mandarini, poi messi a contatto col corpo delle persone malate o degli animali, di cui Antonio è il protettore ufficiale.

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